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Cielo nero
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Pianeta e la luna
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Albert Einstein

"Un essere umano è parte di un tutto che chiamiamo universo, una parte limitata nel tempo e nello spazio. Sperimenta se stesso, i pensieri e le sensazioni come qualcosa di separato dal resto, in quella che è una specie di illusione ottica della coscienza. Questa illusione è una sorte di prigione che ci limita ai nostri desideri personali e all’affetto per le poche persone che ci sono più vicine. Il nostro compito è quello di liberarci da questa prigione, allargando in centri concentrici la nostra compassione per abbracciare tutte le creature viventi e tutta la natura nella sua bellezza."

Immagine del redattoreCristina Gallosti

Le cause della violenza sulle donne, i luoghi comuni


L’essere uomini in quanto appartenenti al genere maschile non porta inevitabilmente a generare violenza. La mascolinità è una caratteristica dell’essere maschi. L’essere veri uomini invece, è un concetto legato alla virilità, ad una super accezione della mascolinità. Il significato per l’uomo della mascolinità spesso è associato alla potenza sessuale o ad un atteggiamento sia pubblico che privato connotato alle relazioni sociali. La virilità invece per gli uomini, riguarda rapporti di potere rifiutando pubblicamente l'omosessualità, che viene considerata ancora per il sentire comune, una devianza. L’omosessuale viene denigrato, perseguitato, discriminato, tradisce i caratteri tipici della virilità. L’opposto della virilità è l’impotenza, la mancanza di forza, la debolezza. La virilità nel corso della storia è stata enfatizzata fino ai tempi del femminismo e delle pari opportunità. Questa situazione ha provocato negli uomini un forte sconvolgimento.


Le reazioni aggressive variano da persona a persona, dalla capacità che hanno gli individui di rispondere alle emozioni che causano dispiacere, rabbia, frustrazione, ansia. Gli studi medico- scientifici hanno provato a spiegare l’origine di queste differenze individuali nelle risposte alle emozioni. Le cause che portano alla predisposizione alla violenza coinvolgono vari contesti: culturale e socio economico, età e fattori biologici e genetici. Entrambe le cause, ambientali e genetiche, interagiscono tra loro. La serotonina e l’ipocolesterolemia svolgono azioni importanti tra i neuro trasmettitori, interagendo con le variabili ambientali e psicologiche soprattutto se certe esperienze vengono vissute durante l’infanzia.

Lo stile di attaccamento svolge un ruolo primario per caratterizzare il diverso stile di possessività di un individuo. Lo stile di attaccamento insicuro ha molte possibilità di essere sviluppato in un ambiente famigliare carente dal punto di vista emotivo e di sostegno, dove le conflittualità sono evidenti. Sono ambienti dove i genitori litigano spesso, la madre è iperprotettiva, vede pericoli dove non ci sono e limita l’esplorazione degli spazi, dei contesti e delle relazioni ai figli. Il padre fa sentire la forte presenza in ogni aspetto decisionale della famiglia ma è carente dal punto di vista emozionale mostrando distacco emotivo. Le persone che hanno avuto questo tipo di attaccamento mostrano difficoltà nelle relazioni personali nelle quali spesso si sentono a disagio, faticano a fidarsi e a lasciarsi andare emotivamente. Le persone che non hanno un disturbo psichiatrico diagnosticato, ma che sulla scia della rabbia si sentono travolgere da questa forte emozione, convinti di essere traditi, possono arrivare a commettere violenza. Molti casi di femminicidio sono da ricondurre a disfunzioni di attaccamento. Gli uomini sono più vulnerabili rispetto alle donne a queste disfunzioni perché più soggetti a mettere in atto comportamenti aggressivi e ad esercitare dominanza e possessività sessuale.

Gli studi endocrini hanno contribuito a dare una spiegazione sull’aggressività negli uomini. Ciò sembra sia dovuto al testosterone, un pro ormone che fa parte di un enzima, l’aromatasi. L’aromatasi è prodotta dal fegato ma che può essere variata da molti fattori esterni al nostro corpo influenzando la quantità di estrogeni, che ci arrivano anche attraverso l’alimentazione. Gli ormoni svolgono un ruolo fondamentale di distinzione tra i due sessi. Il testosterone nell’uomo spesso è associato all’aggressività, è molto importante per l’età dello sviluppo durante l’adolescenza dell’individuo. I medici si chiedono anche se l’uso e l’abuso, che al giorno d’oggi, si fa di questo ormone, soprattutto nelle persone che lo assumono o lo hanno assunto negli anni, per aumentare le prestazioni sportive e in palestra, possa contribuire all’aumento di aggressività. Il problema della violenza assistita, che mostra che gli autori di violenza di genere sono più spesso gli uomini che hanno assistito da piccoli a violenza sulla madre o sul padre, non riguarda solo l’Italia. Molti altri paesi del mondo vivono la stessa condizione e si rende necessario interrompere la trasmissione della violenza tra le generazioni.

Le femmine che assistono alla violenza sulla propria madre tendono a subire violenza una volta diventate adulte dal loro compagno o marito. Inoltre il problema della violenza domestica è diventato un alto costo per i sistemi sanitari dei vari paesi: medicazioni, contusioni, fratture, ricoveri, traumi conseguenti all’alcolismo e trattamenti per aiutare le persone dipendenti, la tossicomania, le depressioni, le assenze dal lavoro, sono solo alcuni esempi.


La violenza è un fenomeno ampio e trasversale che non conosce etnie, religioni, età, ma può permanere in ogni cultura e ceto sociale.

La corrente sociologica ritiene che i comportamenti aggressivi siano da ricercare nella correlazione tra stress socio-economico e l’identificazione tra i ruoli tradizionali.

In linea di massima, senza considerare i singoli casi, che rimandano a letture individuali sui processi e sulle dinamiche relazionali che portano al fenomeno della violenza tra più cause, si ritiene gli uomini che attuano la violenza abbiano una normale vita sociale, relazioni amicali, e un lavoro che li soddisfano, provenienti da diversi contesti socio culturali.

Da alcune ricerche si evince che nel caso di alcolismo si utilizzi spesso l’alibi per commettere atti di violenza cercando all’esterno le vere cause del comportamento, attribuendolo all’abuso di sostanze. Si è invece scoperto che questi uomini non cessano il comportamento violento quando sono sobri, ma anzi, essendo più lucidi mentalmente utilizzano con maggior consapevolezza i loro comportamenti per intimorire la donna e ferirla. Solo il 3% gli uomini che utilizzano la violenza contro le donne sono affetti da disturbi di carattere psicopatologico.

Il luogo più comune che si possa riscontrare quando si tratta l’argomento della violenza di genere è quello che crede che il fenomeno riguardi solo le classi più svantaggiate economicamente o culturalmente. I dati internazionali parlano chiaro a riguardo. La manifestazione di violenza coinvolge tutte le classi sociali e culturali, le etnie e le religioni. In Italia inoltre viene compiuta in prevalenza da uomini italiani: solo il 10% degli stupri vengono eseguite da stranieri, estranei alla persona. In Europa, ed in particolare in Danimarca, il 52% delle donne ammette di aver subito forme di violenza dai 15 anni di età. Segue la Finlandia con il 47%, la Svezia con il 46% e infine i Paesi Bassi con il 45%.

Un altro luogo comune riguarda la falsa credenza che il problema possa risolversi aumentando la severità delle pene e invitando le donne a porre maggiore prudenza. Stare attente a non frequentare luoghi malfamati, isolati soprattutto nelle ore serali, limitandone ulteriormente la libertà però sposta il focus della responsabilità sulla vittima e non sul carnefice. Le statiche ISTAT del 2007 riportano però altri dati. I reati peggiori vengono commessi da mariti, compagni, fidanzati, ex. Lo 0,9% dei casi di stupro vengono commessi da persone sconosciute, nel 62,7% a commettere questo reato sono partner attuali o ex partner. L’attenzione viene posta sugli interventi di prevenzione e diffusione di informazione nei vari contesti educativi e sociali.

Un altro errore riguarda il rapporto tra i partner e ritenere che debbano fare un percorso di coppia terapeutico per affrontare i loro problemi. In caso di violenza di genere si è visto quanto questo consiglio sia altamente dannoso e quindi da evitare. Il problema non riguarda la coppia ma l’uomo. La donna non deve sentirsi responsabile se l’uomo attiva comportamenti aggressivi e violenti. Se la donna volesse denunciare il compagno si ritrova in una situazione difficile od addirittura impossibilitata. Inoltre il fatto di essere insieme a parlare con un terapeuta delle loro dinamiche potrebbe inibire la donna che ha paura di dire troppo e poi ritrovarsi ulteriori problemi con il partner una volta usciti dallo studio medico. Il maltrattante potrebbe innescare forme di violenze psicologiche e manipolazioni sulla donna per evitare che parli.

Altro luogo comune spesso utilizzato dagli uomini quando si parla di violenza sulle donne, ritiene che non sia giusto parlare di violenza sulle donne perché anche gli uomini subiscono violenza dalle donne, pertanto la violenza non ha genere. Quando di parla di violenza sulle donne non si nega che ci siano donne che possano avere comportamenti violenti ed aggressivi nei confronti dei propri partners. Tuttavia i dati parlano chiaro e mostrano una grande sproporzione tra le due realtà, soprattutto in caso omicidio.



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