Le nuove condizioni che hanno portato le donne di oggi ad emanciparsi ed autorealizzarsi, rispetto ai secoli scorsi, ci han dato l’illusione che la società fosse diventata più giusta, più umana. Le donne hanno potuto affermarsi nel lavoro, sono diventate cittadine del mondo, hanno ottenuto successo spaziando dallo spettacolo alla ricerca medico-scientifica. La famiglia tradizionale è stata affiancata da altri modelli: essere madri single, avere figli fuori dal matrimonio, avere esperienza convivenza o più convivenze, essere coppie di fatto. Questa ascesa del mondo femminile, nonostante tutto, trova ostacoli nella nostra società che sembra non si sia abituata al cambiamento. Le donne non accettano di essere sottomesse, si sentono di valere come persone al pari degli uomini. Gli uomini, soprattutto le giovani generazioni trovano questo atteggiamento giusto ed accettabile, come principio. Il problema si pone quando gli schemi famigliari che hanno appreso durante la loro infanzia di crescita individuale, entrano in conflitto e generano dissonanza cognitiva, arrivando anche a ricorrere alla violenza fisica oltre che psicologica nei confronti delle donne.
La nascita di un figlio è un fattore che mina, a volte anche rompendo, la stabilità della coppia. La donna grazie al lavoro sente di avere autonomia economica, che le permette di non dover sottostare in rapporti che non la appagano più. Le reazioni di fronte alla rottura del rapporto non sempre si manifestano in modo civile, a volte possono sfociare nella violenza soprattutto se questa è già presente nella relazione. Con l’espressione violenza domestica si fa riferimento ai dati internazionali che riguardano i maltrattamenti dentro le mura domestiche, luogo considerato il più protetto in assoluto, che comprende anche violenza sui minori. La violenza nelle relazioni di intimità mette in evidenza quella violenza che viene perpetuata nelle relazioni di coppia da partner o ex partner con cui le donne instaurano un legame affettivo. La violenza di genere include ogni forma di maltrattamento che si fonda sull’odio di genere e sulla discriminazione sessista, comprendendo l’omofobia e la transfobia.
La Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa del 2011 si fonda sulla credenza che la violenza contro le donne sia una violenza di genere che viene commessa proprio perché sono donne. I dati nel Mondo, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, dicono che una donna su tre ha subito una forma di violenza da parte di un uomo e una su quattro è vittima di femminicidio commesso dal partner.
In Italia, le donne che hanno subito violenza fisica o sessuale da parte di un uomo sono 6.788.000.
Nove volte su dieci non viene denunciato il crimine, inoltre il 10% delle vittime ha subito violenza sessuale prima dei sedici anni.
Questi fatti e dati spaventosi ci fanno rendere conto che le leggi paritarie e le politiche sulle pari opportunità sono state accettate e riconosciute solo da una parte della popolazione.
“Mi aveva polverizzato l’anima e svuotato la mente. Ero un oggetto che respirava, senza più una personalità. Avevo anche iniziato a balbettare. Il mio vocabolario si era impoverito. Sembra che a un certo punto non sei più nessuno e non sai niente. Ero ansiosa, piangevo per qualsiasi cosa, terrorizzata dall’idea di tornare in casa e dormire con lui. Mi svalutava di continuo. Sei un’idiota mi diceva. Oppure che non sapevo fare nulla, che non ero più capace di scopare. Mi vietava di vedere le amiche e dovevo farmi trovare a casa all’orario che voleva lui. Mi perseguitava con telefonate e messaggi. Gli spintoni me li dava anche lungo la strada, nei negozi. In casa mi scuoteva forte, mi girava il polso afferrando la manica del maglione per non lasciare segni. Mi metteva le mani al collo e spesso mi costringeva a fare sesso. Il rapporto anale era una fissa. Mi faceva richieste squallide”. (Daina, 2014, testimonianza di Rosa, come citato da S. Ulivieri, [2014] Corpi violati. Condizionamenti educativi e violenze di genere, Milano, Franco Angeli editore)
Nelle coppie a rischio, da parte della donna, c’è un graduale adattamento alla violenza psicologica e fisica, frutto della manipolazione e del plagio del partner sulla propria compagna.
“Sono “amori malati” che le donne lasciano con difficoltà, spesso non riescono ad andarsene da questi uomini violenti, a volte non si salvano e subiscono il danno fino in fondo”. (Pinto Minerva, 2013)
I figli che assistono alla violenza sulla madre subiscono effetti devastanti. La violenza provoca in loro insicurezza e sofferenza emotiva. La condotta del maschio potrebbe subirne dei condizionamenti negativi introiettando dentro di sé l’esempio proposto dal padre, emulandolo. Potrebbe succedere che una volta diventato adulto, marito e genitore riproponga questa aggressività all’interno delle sue dinamiche famigliari. Nei timori a denunciare le violenze un fattore non di poco conto è la paura di ritorsioni. Il femminicidio rappresenta l’apice della violenza sulle donne. Esistono altre forme di violenza più insidiose perché non lasciano segni visibili sul corpo ma più profondi per i segni e solchi che lacerano nell’animo.
La violenza psicologica utilizza le parole per ferire, assume atteggiamenti manipolatori che ledono l’autostima e l’autodeterminazione, arrivando ad una vera e propria depersonalizzazione e non considerazione della persona come essere umano, mettendo seriamente a repentaglio l’integrità psichica dell’individuo. Si manifesta denigrando ed insultando la persona disprezzandola in pubblico od in privato, si tenta di diffamarla con il chiaro intento di rovinarne la reputazione. La donna viene colpevolizzata e svilita per i suoi stati d’animo, ridicolizzata ed umiliata trattata con sarcasmo quando si mostra nel pieno della sua emotività, manifestando i sentimenti interiori. L’uomo arriva a denigrare la donna nel suo aspetto fisico, le si chiede di cambiare il proprio aspetto o le scelte di abbigliamento per accontentare i gusti del compagno. Vengono sminuiti i suoi valori, vengono fatte osservazioni sprezzanti riguardanti i suoi gusti, il suo stile di vita, le sue scelte o le ideologie politiche. Viene condizionata a cambiare, facendola sentire in colpa, inutile, inducendo la vergogna. Le viene delegato un carico troppo pesante di incombenze e commissioni nella gestione della casa anche a livello economico, si trova sola a gestire i figli e le problematiche legate alla crescita.
Anche la violenza spirituale rientra nella violenza psicologica, si manifesta quando la donna non viene rispettata per il suo credo religioso e le si impedisce di frequentare gli ambienti e gruppi religiosi. Al contrario si può manifestare quando viene costretta a partecipare a riti, culti, pratiche religiose che non le appartengono e a rispettarne i precetti contro la propria volontà.
Il gaslighting è una forma di manipolazione, la donna viene portata a mettere in dubbio la lucidità dei propri ragionamenti fino ad arrivare a portarla a credere di avere un disturbo mentale.
Fa parte delle violenze sulla donna lo stalking, si manifesta con comportamenti persecutori che si
ripetono dove la donna si sente osservata, controllata e seguita, suscitandole ansia e paura. Messaggi, telefonate, e-mail, bigliettini vengono rivolti a lei o alla famiglia. Pedinamenti, inseguimenti ed appostamenti al lavoro, a casa, in ogni luogo frequentato dalla donna, facendole sapere che si è presenti sul luogo. Atti intimidatori hanno l’intento di dimostrare di poter controllare la sua vita, le viene recapitato a casa un pacchetto con all’interno animali morti o armi, oppure le vengono cancellate carte di servizio, abbonamenti, contatti telefonici. Con l’ avvento della tecnologia sono aumentati i casi di cyberstalking, una forma di violenza che utilizza internet e strumenti informatici per manifestare comportamenti persecutori. L’intento è di diffamare la vittima, attraverso calunnie sui social network, nell’invio di e-mail, raccolta di informazioni, foto o video che vengono utilizzate per minacciare la donna di divulgarle per suscitare imbarazzo e distruggerne la reputazione.
I dati statistici riportano percentuali molto alte della violenza domestica, dal 70 all’87%, colpisce le donne in tutto il Paese e si ritiene sia la più incisiva.
Secondo il dossier Rosa Shocking 2. Violenza e stereotipi di genere: generazioni a confronto e prevenzione, realizzato da We Wordl Onlus e Ipsos Italia: il 32% dei giovani tra i 18 e 29 anni dicono che i problemi delle coppie e di violenza vanno affrontati all’interno delle mura domestiche, il 25% giustifica la violenza sulle donne perché guidata dal troppo amore o dal livello di esasperazione nel quale gli uomini vengono portati dalle donne.
Nel prossimo articolo tratterò le cause della violenza sulle donne, luoghi comuni e stereotipi.
Dott.ssa CRISTINA GALLOSTI
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