Nell'attuale epoca in cui viviamo, ci troviamo immersi in una società in continua evoluzione,
caratterizzata da una complessità che ci espone a molteplici sfide. Tale contesto rende il compito
educativo dei genitori tutto fuorché agevole. Al giorno d'oggi, rispetto al passato, è possibile
notare la presenza di un maggior numero di risorse professionali a disposizione, oltre alla
necessità di soddisfare diverse esigenze psicologiche e fisiche. Le famiglie moderne spesso si
configurano con genitori che lavorano, un quadro meno comune rispetto a cinquant'anni fa,
quando le donne erano principalmente dedite alle faccende domestiche e all'educazione dei
figli. L'approccio educativo severo di un tempo sembra essere stato sostituito da uno più
indulgente, mirato spesso a soddisfare tutti i desideri dei figli.
Recentemente, si è diffusa una modalità educativa in cui i genitori vengono etichettati come
"elicottero"; genitori che pongono molte aspettative sui propri figli e si coinvolgono
eccessivamente nella loro vita, contribuendo ad accrescere insicurezze e comportamenti
dominanti.
Chi sono i genitori "elicottero"?
Questa definizione ha preso forma nel 1969, quando Haim Ginnott, autore del libro "Tra
genitore e adolescente", descrisse sua madre come un elicottero che volteggiava su di lui. Nel
2000, il termine "genitori elicottero" o, riferito alla madre, "mamma elicottero", venne adottato
per descrivere un fenomeno ampiamente diffuso tra le famiglie della classe media nei paesi più
sviluppati.
I genitori "elicottero" sono coloro che dimostrano un'eccessiva preoccupazione per i propri figli,
assumendo un ruolo iperprotettivo e cercando di risolvere tutti i loro problemi e prendere
decisioni al loro posto, anche le più insignificanti. Fondamentalmente, questi genitori sembrano
costantemente sorvolare i propri figli, pronti a intervenire al minimo cenno di "pericolo". Spesso
finiscono per svolgere i compiti al posto dei figli, entrare in conflitto con gli insegnanti riguardo a
voti e comportamenti, criticare gli allenatori che promuovono la competizione, soddisfare ogni
desiderio e trasformarsi in amici e confidenti, privando così i figli dell'autonomia e
dell'esperienza della frustrazione.
In Italia, i genitori che manifestano tali atteggiamenti vengono comunemente definiti "chioccia",
sebbene in questo contesto il termine trasmetta un'accezione meno negativa rispetto a quanto
riscontrato negli Stati Uniti. Ciò che viene considerato pericoloso non è solo l'eccessivo controllo
che una madre o un padre preoccupato possano avere, ma anche l'ingerenza nella vita dei figli,
nelle loro passioni, amicizie o attività. Questo comportamento può trasformare la normale
curiosità e desiderio di esplorare dei bambini in ansia e timore, trasmettendo loro
implicitamente un senso di incapacità.
Uno degli aspetti più comuni dell'iperprotezione è la tendenza a sostituirsi ai figli e compiere le
azioni al loro posto, eliminando le difficoltà per timore che i figli possano fallire. Tale condotta
porta i figli a essere meno responsabili, generando insicurezze riguardo alle proprie capacità. Di
conseguenza, i figli finiscono per chiedere aiuto ai genitori in molteplici circostanze, spesso
reagendo con aggressività quando i propri bisogni non vengono soddisfatti immediatamente.
I bambini che crescono con genitori iperprotettivi potrebbero sviluppare una personalità
insicura, instabile e dominante. Abituati all'assistenza costante dei genitori, potrebbero dare per
scontato ogni cosa, anche le relazioni con amici e la società. Spesso, potrebbero faticare a
definire la propria identità, circondati fin dall'infanzia da giocattoli, abiti, computer e cellulari, e
potrebbero vivere con ansia il bisogno di eccellere nel tempo.
La presenza eccessiva dei genitori potrebbe generare inquietudine, paura e incapacità di
affrontare la frustrazione nei bambini, impedendo loro di prendere decisioni o di assumersi
responsabilità. Il principale problema risiede nel fatto che i bambini soffocati dall'eccessiva
protezione potrebbero non imparare a risolvere i problemi della vita, privandosi così della
possibilità di costruire fiducia in se stessi. Alla fine, potrebbero diventare dipendenti dai genitori
per evitare di sentirsi soli.
Uno studio condotto presso l'Università di Mary Washington negli Stati Uniti ha coinvolto 297
studenti universitari tra i 18 e i 23 anni, confermando tali preoccupazioni. Gli studenti sono stati
intervistati riguardo ai comportamenti dei genitori, alla gestione delle situazioni di vita, alle
relazioni interpersonali, all'autonomia, alla soddisfazione nella vita e ai sintomi di ansia o
depressione.
I risultati hanno evidenziato una forte correlazione tra il controllo eccessivo dei genitori
"elicottero" e il disagio percepito dagli studenti nella loro vita quotidiana. I figli di genitori
iperprotettivi hanno mostrato livelli più elevati di depressione, minore soddisfazione nella vita,
minore percezione di autonomia, competenza sociale ridotta e minori capacità relazionali.
Inoltre, hanno presentato un maggiore rischio di sviluppare disturbi d'ansia e dell'umore.
La ricerca internazionale ha individuato problemi misurabili nei risultati scolastici e nello
sviluppo emotivo dei figli, derivanti dall'interazione genitoriale. Diversi settori scientifici
evidenziano le sfide che i giovani devono affrontare, mettendo in luce una crescente
problematica legata all'"analfabetismo emotivo" e alla ricerca di realizzazione personale.
Di recente, due sociologi americani hanno scoperto che un coinvolgimento eccessivo dei genitori
potrebbe avere un impatto negativo sulle relazioni umane ed educative. Nonostante le
differenze tra Italia e Stati Uniti, i ricercatori Robinson e Harris offrono spunti di riflessione sui
processi educativi, sottolineando l'importanza di comprendere le dinamiche tra famiglie e scuole
e il ruolo dei pregiudizi culturali nell'istruzione. Dopo un'analisi trentennale sull'interazione
genitoriale, Robinson e Harris consigliano ai genitori di "preparare il terreno e poi lasciarlo",
evidenziando che l'interazione genitoriale non rappresenta il fattore determinante per ridurre le
differenze di successo scolastico legate a fattori razziali ed etnici.
Nel complesso, la maggior parte dei comportamenti genitoriali esaminati, come la presenza alle
riunioni scolastiche, l'attenzione ai risultati scolastici dei figli e il controllo delle assenze, non
sembrano avere un impatto sulle prestazioni scolastiche dei figli durante la scuola primaria e
media. La ricerca quantitativa suggerisce di concentrarsi sui dettagli delle relazioni umane ed
educative per individuare le possibili cause delle disparità e degli insuccessi nell'apprendimento
e nello sviluppo psico-identitario. A volte, queste problematiche possono essere accentuate da
preconcetti presenti all'interno della scuola. La partecipazione più limitata dei genitori delle
minoranze etniche spesso dipende dalla scarsa conoscenza dei metodi di coinvolgimento
scolastico, da una diversa concezione del rapporto con gli insegnanti e da difficoltà linguistiche.
Gli insegnanti, interpretando questa riservatezza come causa dei problemi scolastici dei
bambini, ritengono che derivi da un'ignoranza istituzionale. Le prospettive di ricerca e intervento
pedagogico si concentrano sulla valorizzazione della mediazione come strumento educativo,
rivedendo il coinvolgimento dei genitori a scuola e affidando la gestione a professionisti
dell'educazione. L'istituzione scolastica dovrebbe collaborare con educatori e pedagogisti per
guidare i genitori nella scelta delle forme più adeguate di partecipazione educativa, tenendo
conto delle specificità di ogni famiglia, del livello socioeconomico, dell'appartenenza culturale e
delle competenze relazionali.
L'interazione con le persone, sia nel contesto personale che professionale, è intrinsecamente
legata alle emozioni. Le emozioni non sono né positive né negative; ciò che conta di più nella
quotidianità è saperle gestire anziché subirle. Questo contributo propone una riflessione sui
significativi aspetti della ricerca pedagogica e didattica relativi ai bambini e al loro mondo
emotivo. L'obiettivo è offrire un supporto per stimolare una riflessione e un'analisi preziose per
coloro che operano quotidianamente in ambiti educativi. Prestare attenzione al lato emotivo
costituisce la base per comprendere ogni singolo bambino in modo empatico, attivando
interventi adeguati e rispondenti alle differenti esigenze, incentivando così l'apprendimento per
renderlo significativo nella vita. Le emozioni sono al centro dell'essere individuo,
rappresentando la stessa essenza della vita. Ascoltare e rispettare le emozioni equivale ad
ascoltare e rispettare la persona nella sua interezza. Le nuove prospettive teoriche nell'ambito
delle Scienze dell'Educazione hanno portato a una rivisitazione dei concetti e delle basi
fondamentali, abbandonando le certezze della modernità per abbracciare la complessità e
l'incertezza dell'era post-moderna. Questa visione pone l'essere umano al centro, superando le
antiche dicotomie tra emozione e corpo. Le emozioni sono intrecciate tra il fisico e il mentale,
contribuendo al potenziale cognitivo umano. Il termine "emozione" deriva dal latino volgare
"exmovere", che significa muovere verso l'esterno. Le emozioni, come profondi fenomeni
intrapsichici, a volte sfuggono alle parole. Nonostante i molteplici significati, le emozioni sono
uniche nei processi fisici e psichici, anche di fronte a reazioni emotive diverse. Le emozioni sono
fenomeni multidimensionali che coinvolgono cambiamenti fisiologici, comportamentali e
psicologici. Integrare l'aspetto emotivo nell'educazione come fondamentale per lo sviluppo della
conoscenza è essenziale, così come insegnare il riconoscimento, l'accettazione e la gestione delle
emozioni. La gestione emotiva influisce positivamente sull'autostima, sulla fiducia e quindi sul
successo personale e lavorativo, migliorando la qualità della vita. Le emozioni rappresentano
risposte immediate agli stimoli ambientali, influenzando la mente e le reazioni. Le emozioni
svolgono un ruolo cruciale nelle esperienze di vita e di lavoro, trasformandosi nel motore dei
nostri comportamenti, fondando la nostra identità e influenzando le scelte e il pensiero. Ragione
ed emozione non sono in contrasto, ma si integrano in ogni funzione cognitiva ed emotiva,
agevolando la capacità di pensare e decidere. Il successo nell'apprendimento non dipende
solamente dall'intelligenza e dalla razionalità, ma anche dal significativo ruolo delle emozioni.
Le emozioni sono cruciali per il successo dell'apprendimento, poiché favoriscono l'assimilazione
di conoscenze e significati, migliorano l'esperienza degli studenti e agevolano il trasferimento e
l'applicazione delle competenze acquisite, coinvolgendo le risorse emotive personali. In passato,
non si riconosceva l'importanza di questo aspetto e le emozioni non ricevevano molta
attenzione a scuola poiché non erano valutabili oggettivamente e potevano interferire con le
attività didattiche tradizionali.
Educazione Emotiva: Contrastare l'Analfabetismo Emotivo nel Processo di Apprendimento
Per lungo tempo, il sistema educativo ha privilegiato principi lineari e curriculari, trascurando la
complessità individuale e le caratteristiche personali. Grazie a diversi studi e alle linee guida
nazionali del curriculum per la Scuola 2012, si è compresa l'importanza dell'aspetto emotivo
nella comunicazione, nelle interazioni sociali e nell'apprendimento scolastico. L'essere umano è
finalmente stato riconosciuto come una combinazione di razionalità ed emotività, quindi
l'educazione e il processo di apprendimento devono considerare entrambi gli aspetti. Le
emozioni influenzano il processo di apprendimento, guidando le decisioni e la formazione delle
idee. Secondo Piaget, per un equilibrato sviluppo della personalità, è fondamentale l'interazione
tra cognizione e affettività poiché c'è una forte connessione nel pensiero umano tra il piano
emotivo e intellettuale. Gli studi sulle intelligenze multiple di Gardner mettono in evidenza
l'importanza delle emozioni nell'apprendimento, dimostrando che uno studente che si
appassiona a un argomento imparerà con maggiore successo rispetto a chi affronta una materia
priva di interesse. Goleman, con le sue ricerche sull'intelligenza emotiva, enfatizza il ruolo
cruciale delle emozioni nella vita quotidiana e nei successi o insuccessi personali. Potenziare
l'intelligenza emotiva diventa quindi essenziale per il benessere psicologico, creando un
equilibrio tra stati emotivi positivi e negativi. Goleman sottolinea che le "lezioni emotive"
apprese a scuola plasmano le risposte emotive della persona, evidenziando l'importanza di un
intervento precoce sull'educazione emotiva sin dai primi anni di istruzione. Per favorire questo
processo, è cruciale inserire l'educazione emotiva al centro dell'apprendimento, utilizzando
metodologie didattiche adatte ai contesti educativi.
Le emozioni possono diventare una risorsa importante nell'ambito educativo quando vengono
integrate nell'insegnamento. Oltre ai contenuti, è essenziale che gli studenti non solo riflettano e
analizzino, ma anche sentano e partecipino attivamente. Un insegnante che tiene conto degli
aspetti emotivi durante la pianificazione delle lezioni può trasformare le emozioni in uno
strumento didattico efficace, bilanciando ragione, emozione e cognizione. Il principale obiettivo
della didattica emotiva dovrebbe essere il benessere complessivo degli studenti. Coinvolgere
emotivamente gli studenti rende l'apprendimento più umano e diffondere emozioni positive
genera sentimenti positivi aggiuntivi. Comprendere questo processo significa avviare un
cammino verso l'apprezzamento delle emozioni, prestando la massima attenzione agli studenti
e al loro apprendimento. Imparare a suscitare emozioni positive e gestire quelle negative risulta
fondamentale.
Le metodologie didattiche, come il cooperative learning, favoriscono il confronto e offrono uno
spazio di crescita in cui gli studenti possono mettere alla prova le proprie competenze e
sviluppare la propria identità. Interagendo con i propri pari e gli insegnanti, i processi emotivi e
relazionali diventano centrali. L'importanza del gruppo-classe nella didattica delle emozioni
risiede nella capacità di creare relazioni, costruire fiducia ed empatia, stimolare la curiosità verso
i temi trattati e promuovere energie positive, favorendo così nuovi apprendimenti. L'intervento
educativo mira a promuovere il benessere socio-emotivo attraverso l'insegnamento delle abilità
legate alla competenza emotiva: riconoscere e esprimere emozioni, valutarne l'intensità, gestirle,
aumentare la resilienza allo stress e distinguere tra emozioni e azioni. L'educazione alla
competenza emotiva è fondamentale per il processo di apprendimento, poiché favorisce la
motivazione e il raggiungimento di obiettivi scolastici cruciali. Le emozioni svolgono un ruolo
chiave nella didattica, diventando una risorsa importante per la crescita individuale. Promuovere
la competenza emotiva genera interesse attivo, coinvolgimento, fiducia e un clima di
collaborazione in classe, favorendo lo scambio costruttivo e lo sviluppo di relazioni positive.
Creare un ambiente umano inclusivo, che accoglie tutte le emozioni, è essenziale per il successo
scolastico e un apprendimento autentico, rendendo gli studenti protagonisti del proprio
percorso educativo.
SUPPORTARE E ACCOMPAGNARE LE FAMIGLIE
Le attese dei genitori si sono evolute nel tempo, mostrando una maggiore consapevolezza
sull'importanza del legame genitoriale nel plasmare la personalità dei figli. Questo ci pone di
fronte a una rilevante responsabilità, spesso trascurata in passato.
Attualmente, molte famiglie affrontano la sfida di crescere i propri figli senza il tradizionale
sostegno familiare, spesso in un contesto isolato. Questa situazione, insieme alla crescente
consapevolezza del ruolo genitoriale, genera incertezze e dubbi, spingendo molti a cercare
risposte da professionisti come se cercassero una panacea. È di fondamentale importanza
comunicare che le sfide genitoriali costituiscono una parte normale del processo di crescita.
In ogni fase della vita, dobbiamo affrontare sfide cruciali per il nostro sviluppo personale. I
genitori devono consentire ai propri figli di affrontare paure e errori, anziché proteggerli
costantemente. È essenziale abituarli gradualmente a fronteggiare delusioni e superare ostacoli
per crescere.
Per evitare un eccessivo protezionismo, è cruciale incoraggiare i genitori a non intervenire
eccessivamente nella vita dei figli, permettendo loro di apprendere dagli errori. Un approccio
efficace consiste nel "lanciare il sasso per raccogliere la gemma".
Ad esempio, riconoscere piccoli errori e chiedere scusa aiuta i bambini a comprendere che i
genitori non sono infallibili. Benché possa provocare ansia nei genitori abituati a un ruolo
protettivo, è essenziale gestire le emozioni, compresa la paura di lasciare che i figli si arrangino
da soli.
Goleman sottolinea che l'attenzione, la vicinanza, l'ascolto attivo, la comunicazione efficace e il
tempo dedicato sono elementi chiave per costruire un legame positivo tra genitori e figli.
L'educazione emotiva favorisce l'empatia, fondamentale per lo sviluppo dell'altruismo. È
essenziale sviluppare l'autocontrollo e la compassione, qualità morali rilevanti nella società
contemporanea.
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