Le feste sono vicine ma il mese che stiamo per affrontare sarà il più stressante dell’anno per i preparativi: alberi di natale, addobbi e regali da fare, cene con amici, vacanze da organizzare, e poi arriva lei…la tanto temuta, cena di natale con i parenti.
Sin da bambini abbiamo percepito molto presto di essere un po' diversi dagli altri o comunque di percepire diversamente dagli altri, ma essendo in minoranza, sicuramente abbiamo pensato di essere noi gli “sbagliati” e ci siamo fatti consigliare ed orientare spesso con delle manipolazioni anche nei rapporti di co-dipendenza.
Troppe volte non ci siamo ascoltati e abbiamo ritenuto il nostro sentire sbagliato rispetto al sentire degli altri e quindi ci siamo affidati a quello che gli altri ci dicevano fosse giusto per noi. Bisogna partire dal presupposto di fidarci di quello che sentiamo ed iniziare ad ascoltare noi stessi.
Per non arrivare al 25 dicembre del tutto esauriti ed impreparati, ho pensato di condividere con voi alcune riflessioni pedagogiche, approcciandoci a questo mese con intelligenza emotiva, come ci ha insegnato lo psicologo statunitense Daniel Goleman, per sostenere conversazioni e persone con le quali a volte abbiamo più resistenze nel relazionarci.
Ma che cos’è l’intelligenza emotiva?
L’ intelligenza emotiva si potrebbe definire come quell'intelligenza volta proprio alla conoscenza e alla valorizzazione delle emozioni, in modo tale che queste emozioni possano poi diventare delle nostre alleate e non un ostacolo a quello che è il raggiungimento dei nostri scopi e dei nostri obiettivi.
L'intelligenza emotiva che ci spiega come la parte razionale del nostro cervello e la parte emotiva non entrano in opposizione tra di loro ma possono armonizzarsi tra di loro.
Le emozioni possono condizionare i nostri comportamenti e spingerci a fare qualcosa di positivo ma possano anche bloccarci.
Nel momento in cui ci troviamo a condividere con gli altri, ad avere il piacere di stare con gli altri, si manifesta l'emozione della gioia dove ci sentiamo anche spinti a fare delle cose per entrare in relazione con gli altri.
Viceversa l'emozione della paura si può attivare di fronte ad un pericolo e ci permette di evitarlo.
Se opportunamente gestite queste emozioni possono aiutarci nella vita quotidiana, quindi possono aiutarci a compiere delle azioni per vincere o per evitare situazione di pericolo.
Nel rapporto con gli altri diventa fondamentale avere questa base di intelligenza emotiva: un equilibrio tra quella che è la nostra parte razionale e quella che è la nostra parte sensibile ed emozionale.
Si dice che una persona è emotivamente intelligente quando è in grado di riconoscere le proprie emozioni, di saperle gestire e controllarle in pubblico, ad esempio, ma è anche in grado di sapersi concentrare in vista dei propri scopi e dei propri obiettivi, riesce ad entrare in empatia con gli altri e quindi ad avere dei rapporti positivi che possono portare benefici nella propria vita.
Queste componenti socio emotive non sono soltanto un dono naturale delle persone, una caratteristica, una predisposizione innata, ma si possono anche coltivare e si possono anche migliorare, ad esempio a scuola, con dei programmi scolastici adeguati e delle metodologie finalizzate proprio al favorire lo sviluppo dell’empatia, ma anche fuori dalla scuola, attraverso corsi di alfabetizzazione emotiva per adulti.
E’ un lavoro comunque impegnativo, aiuta a migliorare sia le proprie relazioni interpersonali che raggiungere i propri obiettivi all'interno di un team di un gruppo di lavoro e nelle relazioni famigliari.
L’ intelligenza emotiva è quindi la capacità di sviluppare delle competenze finalizzate a farci vivere meglio tutte le situazioni della vita attraverso alcune qualità fondamentali che non devono assolutamente mancare come l’autocontrollo, l’entusiasmo, la capacità di auto motivarsi e di relazionarsi positivamente con gli altri.
Per arrivare a queste qualità Goleman introduce il concetto di autoconsapevolezza: il sapersi guardare dentro e il saper guardare ed analizzare i propri processi di pensiero ma anche e soprattutto le proprie emozioni, cioè cercare di capire e di dare un nome alle proprie emozioni, accettarle senza mai giudicarle.
Tutto questo significa riuscire a motivare se stessi a persistere nel proprio obiettivo malgrado gli insuccessi, malgrado le cadute che possono capitare attraverso l’automotivazione, per superare situazioni che possono generare frustrazione, per controllare i propri impulsi e modulare i propri stati d'animo senza mai perdere di vista quello che è l’obiettivo.
L’ intelligenza emotiva si basa su due grandi competenze di base: la competenza personale e la competenza sociale.
La competenza personale altro non è che la conoscenza e la consapevolezza di se stessi.
La padronanza di sé stessi coadiuvata dall'auto motivazione sociale invece è determinata da come noi gestiamo le relazioni con gli altri, la nostra capacità in qualche modo di vestire i panni dell’altro, di mettersi nei panni dell'altro e quindi di entrare veramente in empatia con l'altro che va anche a nostro favore come relazione positiva, perché non scordiamoci mai che le relazioni sono comunque fatte da individui che si influenzano reciprocamente.
Le caratteristiche che bisogna avere per andare incontro ed abbracciare questa intelligenza emotiva sono autoconsapevolezza, autocontrollo ed empatia.
La prima è l’autoconsapevolezza, cioè il saper riconoscere le emozioni quando si manifestano, il saper dare loro un nome e il saperle accettare, questo vuol dire cercare di entrare in contatto con me stesso e con quella che può essere definita l'intelligenza intrapersonale, quindi leggere se stessi, leggere le proprie emozioni, cercare di capirle, riconoscerle e non giudicarle. Questo implica quindi un'analisi che ci porta a capire quelli che sono i nostri punti deboli e quelli che sono i nostri punti di forza e quindi a capire come poterci migliorare sui punti deboli, ma anche accettare di buon grado quelle che sono le critiche costruttive. Essere auto consapevoli delle proprie capacità vuol dire anche avere fiducia in se stessi, fiducia nelle proprie capacità che ci porteranno e ci accompagneranno al raggiungimento dei nostri successi e dei nostri obiettivi.
La seconda caratteristica dell'intelligenza emotiva è l'autocontrollo che è quella capacità strettamente legata all’ autoconsapevolezza, riconoscendo le proprie emozioni, poterle accettare e quindi dominare l'emozione senza reprimerla, ma accettarla senza farci schiacciare da essa.
Succede spesso che le emozioni forti e anche negative siano accompagnate da dei pensieri totalmente illogici. Ad esempio, tendiamo a generalizzare una situazione, quando c'è un'emozione negativa, l’ emozione ci travolge talmente tanto che ci fa dire o pensare “ io non ci riuscirò mai, ma capita sempre solo a me”, eccetera. Questi sono pensieri totalmente illogici che vanno assolutamente allontanati dall'emozione stessa, bisogna imparare a riconoscere e a bloccare questi pensieri associati alle emozioni e a relativizzare l'emozione a quell'episodio senza generalizzare.
La terza caratteristica è quella dell’empatia, una volta lavorato sulle nostre emozioni, sul riconoscimento delle nostre emozioni, si può finalmente cominciare il lavoro con gli altri, quello di relazione, permettersi di vestire i panni dell’altro, cercando di capire il perché, il percome quella persona abbia reagito in quel modo o in un altro di fronte a una situazione. Questo vuol dire cercare di capire quelli che sono i sentimenti, le emozioni che hanno generato quel comportamento e questo si può fare attraverso un ascolto, un ascolto che deve essere attivo, un ascolto davvero partecipativo, dove si osserva la persona non soltanto su quello che dice ma anche su come lo dice e soprattutto osservando il linguaggio non verbale che è fatto di linguaggio del corpo ma anche di linguaggio para verbale, toni e volumi, pose e intensità della voce, eccetera.
L’empatia è la capacità di vestire i panni dell’altro.
Il processo empatico si basa proprio sul fatto di connettersi emotivamente con l'altro e di cercare di percepire i sentimenti e le emozioni altrui quasi come se fossero nostre e di stabilizzare, che non significa farci travolgere dalle emozioni degli altri. Il processo empatico e’ semplicemente un cercare di vestire i panni dell’altro, rimanendo però fedeli a quelli che sono i nostri valori e le nostre emozioni, i nostri sentimenti, senza mai cercare di perderli di vista e cercare di capire perché una persona per esempio in una determinata situazione X si comporta in un modo, oppure, perché un'altra persona reagisce in maniera emotiva ad un'altra situazione Y in un altro modo.
Detto questo, come possiamo cercare di migliorare la nostra capacità empatica?
Sicuramente l'empatia è una dote innata che comunque sviluppiamo tutti crescendo nelle interazioni sociali chi più, chi meno. Ci sono degli esercizi che ci possono aiutare a incrementarla e a migliorarne la qualità.
Analizzare le nostre emozioni. Ad esempio: oggi mi è successo un determinato evento, come mi sono sentito in riferimento a questo evento? Mi sono sentito triste, mi sono sentito felice, mi sono sentito arrabbiato? Cerchiamo di ammettere qual è l'emozione che abbiamo provato e una volta ammessa la accettiamo per come è. Questo ci permetterà di entrare in contatto con le nostre emozioni.
Fare un'attività come ascoltare una canzone, leggere un libro o metterci davanti a un film e accanto tenere un quaderno dove appuntare tutte le emozioni, tutti i campi emotivi che ci evoca questa attività. Questo può essere molto utile perché ci mette in contatto con tutto il nostro vocabolario emotivo, lo allarga, può aiutare a riconoscere le emozioni.allego una lista di emozioni e di vocaboli a fondo articolo.
Un altro punto fondamentale è quello dell’ascolto. Sembra banale dirlo perché se nella vita frenetica di ogni giorno guardiamo da una parte all’altra, siamo bombardati di informazioni, spesso trovare il tempo di ascoltare gli altri diventa quasi un’impresa! In realtà se vogliamo migliorare il nostro modo di porci in ascolto attivo rispetto al nostro interlocutore, si dovrà cercare di non sentire semplicemente quello che ci sta dicendo ma di osservare completamente a 360° la persona mentre sta comunicando con noi, cercando non solo di sentire quello che ci ha detto ma anche come ci viene detto, le emozioni che ci vuole comunicare, il linguaggio del corpo, i gesti eccetera e non cercare di interrompere il nostro interlocutore fin quando abbia finito di parlare. Laddove abbiamo ancora qualche dubbio, cercare di porre delle domande di interesse, di approfondimento, per avere un quadro più completo rispetto a quello che ci è stato detto per favorire ulteriormente il processo simpatico. Nel momento in cui restituiamo all'interlocutore un nostro pensiero rispetto a quello che ci è stato detto, la cosa fondamentale è quella di evitare il giudizio. Il giudizio passivo si chiude in se stesso, può anche inibire il processo empatico che si stava formando.
In conclusione,
la motivazione è la capacità di spronarsi e di non perdere mai di vista l'obiettivo e quindi di auto motivarci e auto spronarci fino ad arrivare a raggiungere l'obiettivo stesso in modo tale che ognuno possa essere protagonista della propria storia attraverso l’impegno e la positività, ed essere artefice del proprio cambiamento.
Infine ci sono le abilità sociali, capacità di entrare in relazione positiva con gli altri e di leggere accuratamente quelle che sono le interazioni sociali, di trattare quindi con efficacia assertiva la comunicazione con gli altri e nel saper anche gestire quelli che sono i conflitti che via via possono presentarsi all'interno del gruppo.
Questi sono degli accorgimenti importanti per migliorare e cercare di accrescere empatia.
Questo è fondamentale perché ci aiuta a migliorare nei nostri rapporti sociali, a conoscere veramente chi abbiamo di fronte, ci aiuta anche ad avere una visione più ampia e a sperimentare i punti di vista che magari non ci appartenevano ma nel confronto con gli altri possono diventare anche nostri e soprattutto ci aiuta attraverso la conoscenza degli altri a conoscere anche qualcosa di più di noi stessi.
Sta a voi adesso riflettere sulle motivazioni e con quali modalità deciderete o meno di accettare l’invito alla cena di Natale con i parenti, adottando questi accorgimenti potrebbe rivelarsi più piacevole del previsto.
E come fare per i regali ?
Ai regali pensateci prima, molto prima. Fate una lista delle persone alle quali volete fare un pensiero per evitare di dimenticare qualcuno e poi ridursi all'ultimo. Soprattutto, curate il regalo per tutte le persone che si sono prese cura di voi durante l'anno.
Per gli adolescenti non sbaglierete mai regalando una piccola somma di denaro, magari insieme a un piccolo regalo "pensato".
Per i bambini non mettete sotto l'albero di Natale troppi regali. L'ideale? pochi per volta, li apprezzeranno di più.
Buon Natale a voi e famiglia
Dott.ssa pedagogista Cristina Gallosti
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